Si è svolto martedì 21 dicembre il seminario annuale di approfondimento della Campagna «Chiudiamo la forbice» (qui è possibile visualizzare la registrazione dell’incontro). Quest’anno il seminario è stato dedicato a un tema che ci accompagna fin dall’inizio del nostro percorso di riflessione: il debito. In un mondo dove tutto è connesso, il “debito” assume nuove forme e crea nuove diseguaglianze. L’obbiettivo dell’incontro era quindi quello di riflettere sulle dinamiche del debito e del credito, in termini economici, ambientali e sociali: sovrapponendo le letture, precisando le aree di maggior criticità, identificando anche ipotesi di “compensazione” e individuando stili di vita e scelte personali percorribili per il futuro.
L’incontro, introdotto e moderato da Primo De Blasio (Coordinatore Attività Estero della Focsiv), ha visto la partecipazione di Riccardo Moro e di Simona Beretta.
Moro – economista e sherpa di Civil 20 (organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta le istanze della società civile al G20) – ha incentrato il suo intervento sulla storia del debito/credito economico, per giungere agli attuali intrecci con i debiti sociali ed ambientali. In particolare, alla luce dell’esperienza di mobilitazione e sensibilizzazione sul tema del debito svolta per il Giubileo dell’anno 2000, Moro ha tracciato un profilo storico degli ultimi trent’anni di interventi.
I debiti dei Paesi poveri nacquero in una stagione in cui gli investimenti erano sostenibili e il ricorso all’indebitamento avrebbe potuto aiutare a migliore le condizioni di vita ed economiche. Purtroppo però, allora, si fece anche “cattivo” debito, cioè debito non produttivo di vere riforme mirate allo sviluppo economico e sociale. Così, nel momento in cui si verificò una contrazione dei mercati, i debiti divennero insostenibili per i debitori e inesigibili per i creditori. Fu allora, verso la fine degli anni ‘90, che fu lanciata una campagna per far comprendere come la cancellazione del debito dei paesi meno ricchi portasse più beneficio che non la richiesta di vedere restituito il credito erogato. Gli interventi sollecitati in occasione del Giubileo contribuirono a un cambiamento di approccio intorno al problema del debito dei paesi più poveri. Ciò fu reso possibile a motivo del fatto che il debito dei paesi a basso reddito era quasi esclusivamente dovuto a creditori ufficiali con cui era possibile dialogare. L’accesso dei creditori privati – e il connesso aumento del contenzioso sui debiti – e le due crisi globali – quella del 2008 e l’attuale – hanno invece interrotto quei programmi di riduzione e cancellazione dei debiti e hanno avviato una corsa all’indebitamento difficilmente sostenibile. Per ora la situazione è stata stabilizzata grazie ad alcune misure internazionali introdotte in via straordinaria e nel pieno della pandemia: superate queste misure provvisorie ed emergenziali, però, si prospetta una stagione di grande incertezza.
Simona Beretta, professoressa ordinaria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e Direttrice del Centro per la Dottrina Sociale della Chiesa dell’Ateneo milanese, si è soffermata sulle relazioni tra il debito/credito economico, sociale ed ambientale. L’analisi ha messo in luce la complessità dell’attuale situazione debitoria, rispetto a quella che si profilava vent’anni fa: i crediti, a differenza del passato, sono in mano prevalentemente privata ed è sempre più difficile conoscere chi siano i reali creditori degli Stati.
La pandemia, inoltre, ha aumentato significativamente i debiti degli Stati che hanno avuto necessità di notevole liquidità sia per le spese mediche che per quelle a sostegno dell’economia. Così, oggi, il 60% dei paesi a basso reddito sono a rischio o sono già in situazione di stress debitorio (nel 2015 era il 30%), nonostante un lungo periodo di bassi tassi di interesse nei paesi ad alto reddito e nonostante le diverse misure adottate nel periodo del COVID in ambito internazionale (G20 Debt Service Suspension Initiative , G20 Common Framework per la ristrutturazione del debito in casi di insolvenza o di protratta illiquidità e i prestiti record del Fondo monetario internazionale e una nuova allocazione di diritti speciali di prelievo – agosto 2021 – corrispondenti a US$ 650 miliardi di cui 21 ai paesi a basso reddito).
Il seminario ha messo in luce come il preoccupante aumento delle diseguaglianze si accompagni oggi alla crisi dei debiti dei paesi più poveri che, a motivo della crisi economica legata al diffondersi della pandemia, sono in grave sofferenza debitoria. La complessità della situazione attuale, rispetto a quella che si profilava negli anni del Giubileo del 2000, impone un impegno degli Stati, soprattutto nelle sedi di dialogo multilaterale, per la riduzione del debito (debt relief) affinché la crisi del debito non si traduca – come purtroppo avverrà senza interventi – in crisi sociale ed ambientale con un ulteriore aumento delle diseguaglianze tra i popoli.