Nel 1967, a due anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, Papa Paolo VI delineò con la Populorum progressio una traccia nitida e concreta per l’affermazione della giustizia e della pace quali punti cardinali nel cammino della famiglia umana.
Sono passati più di 50 anni dalla pubblicazione di quell’enciclica, eppure rimane di straordinaria attualità il monito di Paolo VI su quanto la pace possa essere minacciata e messa in pericolo dalle eccessive disuguaglianze economiche, sociali e culturali, “non solo nel godimento dei beni, ma più ancora nell’esercizio del potere”.
Il grande tema della pace è strettamente interrelato all’altrettanto fondamentale questione delle disuguaglianze. Dalle disuguaglianze (nella distribuzione delle ricchezze, nell’accesso ed utilizzo delle risorse naturali, nella concentrazione del potere politico e sociale) scaturiscono tensioni e conflitti, e da questi ultimi si generano processi che acuiscono ed estremizzano polarizzazioni e fratture all’interno delle società e nelle relazioni tra popoli e Stati. Nella complessità delle dimensioni e delle cause che determinano la genesi e l’evoluzione di questi processi si coglie la centralità delle scelte politiche e delle relative responsabilità.
Le riflessioni della Populorum progressio sul ruolo e la responsabilità di politica ed istituzioni nel promuovere – o al contrario nel contrastare – la pace e lo sviluppo integrale dell’uomo ci conducono al Messaggio di Papa Francesco per la 52° Giornata mondiale della Pace del 1° gennaio 2019: la buona politica è al servizio della pace.
Una pace da offrire alla nostra “casa comune” e a tutti coloro che soffrono la guerra, la violenza, l’ingiustizia. Una pace da costruire insieme, anche tramite una buona politica che si adoperi per l’effettiva rimozione degli ostacoli e delle minacce alla sua realizzazione, tra le quali le scandalose disuguaglianze già denunciate da Paolo VI.
Ricordando che in questi giorni si celebra il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, Papa Francesco sottolinea che “la pace, in effetti, è frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani”. Nel riconoscimento di questi due princìpi e nel consolidamento delle istituzioni e degli strumenti a tutela dei diritti umani fondamentali, la politica si rivela virtuosa e coerente con il percorso di affermazione della giustizia e della pace. In tal senso la politica può divenire “un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza”, ma solo se “vissuta come servizio alla collettività umana”, altrimenti al contrario “può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”.
Perché l’impegno politico sia impegno per il bene comune deve essere animato dalla carità e sospinto dalle virtù umane quali “la giustizia, l’equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la fedeltà”, in grado di allontanare da sé i vizi della vita politica che “mettono in pericolo la pace sociale” come “la corruzione, la negazione del diritto, l’arricchimento illegale, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato”.
Per Francesco una buona politica orientata al perseguimento del bene comune ha necessità di promuovere la partecipazione di ogni essere umano, in particolar modo i giovani, senza discriminazioni né disuguaglianze, rifiutando categoricamente la violenza della guerra, la proliferazione delle armi, la strategia del terrore e i discorsi politici imperniati sulla paura e la chiusura verso l’altro, poiché “la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia”.
Il Messaggio che Papa Francesco ci consegna per questa Giornata evidenzia che è responsabilità di tutti e di ciascuno scegliere la via della pace e contribuire alla sua costruzione, giorno dopo giorno.
Una preziosa testimonianza di questa scelta e dell’impegno per promuovere e diffondere una cultura di pace è affidata alla 51° Marcia Nazionale per la Pace del 31 dicembre 2018 a Matera, promossa dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI, Pax Christi Italia, Caritas Italiana, Azione Cattolica Italiana e l’Arcidiocesi di Matera-Irsina.
Come a Matera, anche in tante altre città italiane, da nord a sud, il 1° gennaio 2019 si svolgeranno Marce per la pace e altre iniziative promosse da diocesi, organizzazioni e realtà ecclesiali (tra cui molte articolazioni locali degli enti promotori della Campagna ‘Chiudiamo la forbice’), occasioni per condividere il Messaggio di Papa Francesco e testimoniare le varie forme di impegno sui fronti del dialogo e dell’accoglienza, nonché le azioni concrete portate avanti nei rispettivi territori per promuovere scelte politiche a favore della pace.
Un esempio fra tanti è la Marcia per la pace che si terrà a Rimini, tra le cui proposte vi sarà un appello[1] alla locale amministrazione comunale per un impegno concreto ed efficace verso l’affermazione di una cultura di pace: esercitare il proprio ruolo di azionista della società fieristica Italian Exhibition Group (IEG) perché venga limitata il più possibile (e rivista nelle modalità) la partecipazione di minori al salone fieristico ‘HIT Show’ dedicato alle armi, co-organizzato da IEG presso la Fiera di Vicenza. Una proposta concreta di buona politica al servizio della pace.
Nel rinnovare l’impegno comune della Campagna ‘Chiudiamo la forbice’ contro le ingiustizie e le disuguaglianze, cominciamo dunque il nuovo anno con un passo di pace, accogliendo l’invito di Papa Francesco “a portare e ad annunciare la pace come buona notizia di un futuro dove ogni vivente verrà considerato nella sua dignità e nei suoi diritti”.
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[1] La lettera aperta delle organizzazioni promotrici dell’appello è consultabile alla seguente pagina web: www.newsrimini.it/2018/12/hit-show-armi-e-polemiche