Sono passati 77 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. 104 dalla Prima. In Europa, ce l’eravamo quasi dimenticata la guerra. E ora, rieccola di nuovo, invece, nel cuore orientale d’Europa. Quante persone spaventate che ascoltiamo. Quante persone che stanno perdendo la speranza, quante che l’hanno già perduta. E quanti aiuti abbiamo dato in questi anni, da quando esistiamo, alla popolazione delle zone di guerra in questo pianeta. Chi tiene il conto ci ricorda che ci sono, nel mondo, 169 guerre in corso, guerre che continuano a uccidere, a perseguitare e far morire di fame milioni di persone, e i bambini che sono le prime vittime. Conflitti e guerriglie tra etnie e potentati che si litigano territori, guerre “a bassa intensità” prolungate nel tempo, con saltuari scontri e uso di armi ma interminabili, vissute in perenne stato di angosciosa allerta, narco-guerre tra i cartelli della droga, guerre di resistenza contro un potere dominante, guerre civili con il loro triste seguito di massacri della popolazione inerme.
Davanti a questi orrori, in questi anni, non ci siamo mai girati dall’altra parte. Ci siamo prodigati con tutte le nostre forze. Esistiamo per questo: con le nostre mani, senza soldi ma con l’aiuto di migliaia di giovani, abbiamo trasformato un arsenale di guerra, una fabbrica di armi, in un Arsenale della Pace.
Proprio perché siamo vissuti in mezzo agli orrori sappiamo che la pace non è solo una bella parola: è fatica, è sudore, è lotta. A cominciare da sé stessi, a cominciare dalla determinazione a disinfettare sé stessi da ogni tentazione di divisione e di conflitto.
A Te, Signore, in tutti questi anni, ci siamo affidati per trovare la via della vera pace nelle tante situazioni diverse con cui siamo venuti in contatto. La via della vera pace che passa attraverso l’incontro dei cuori.
Ancora adesso a Te, Signore, ci rivolgiamo con l’energia di chi vede vicino l’abisso: mostraci di nuovo la via della vera pace, illumina chi governa a trovare il modo perché la guerra possa finire, perché, faticosamente, si possa ricominciare a tessere la pace.
Non ci facciamo illusioni, proprio perché sappiamo che “pace” non è solo una parola: richiede elaborazione, digestione, sradicamento dell’odio, purificazione della memoria, riconoscimento delle diversità, ricerca comune di una intesa nuova.
Non ci facciamo illusioni: la pace non è e non sarà cosa di un giorno, sarà un impegno costante, e non solo per chi avrà la grazia di negoziarla, ma per tutta la prossima generazione. Perlomeno.
Non ci facciamo illusioni: i cristiani hanno i piedi ben piantati per terra, anche se il loro sguardo è fisso al cielo. Rivolto a Te, che la speranza non la deludi mai.
A Te, che attraverso la storia che noi stessi malamente scriviamo, silenziosamente ci insegni la Tua pace.