«Cuori ardenti, piedi in cammino» è il tema del prossimo ottobre missionario. La fondazione Missio sta preparando il materiale video per l’animazione (sarà online il 4 settembre sul sito www.missioitalia.it). Tra i 9 video proposti c’è anche “Quella Maledetta mina!”, che racconta si p. Norberto Pozzi, carmelitano scalzo saltato su una mina il 10 febbraio scorso a Bozoum, nella Repubblica Centrafricana.
Padre Norberto Pozzi è un missionario carmelitano scalzo nella Repubblica Centrafricana. È in missione da molti anni: era arrivato come laico alla ricerca di un senso della sua vita. Il lavoro in missione, piano piano, l’ha cambiato. Da muratore entra in seminario e diventa frate carmelitano. L’attività di p. Norberto è frenetica e divisa tra evangelizzazione e promozione sociale in un territorio, la Repubblica Centrafricana, scossa da mille tensioni, non da ultima una guerra tra fazioni che ha fatto intervenire l’ONU con una forza di interposizione. Le mine, purtroppo, fanno parte del tragico e disgraziato gioco della guerra. Era il 10 febbraio scorso quando p. Norberto stava andando a sistemare delle cose nelle scuole delle missioni, per questo si era portato qualche operaio. Superato il villaggio di Bozoum un conoscente lo avverte: «tieniti sulla sinistra, perché c’è la possibilità che la strada sia minata». P. Norberto, come chiunque viva in Centrafrica, è abituato a simili avvertimenti, fa parte del vivere quotidiano in questa parte di Africa. Supera il primo ponticello, supera il secondo, centrando bene dove mettere le ruote sulla lasagna di metallo del ponte, e poi il gran botto. La jeep vola, tutti illesi tranne lui. p. Norberto perde conoscenza, la riprende a sprazzi, dopo, per ricordare di essere stato caricato su una moto, uno davanti che guida, lui in mezzo con un piede a penzoloni, dietro un altro che lo sorregge. E via di corsa verso Bozoum. Nel tragitto la folla che grida, che lo accompagna, che gli tende la mano. Arriva in condizioni critiche al posto medico, dove l’unica sacca di sangue che hanno è uno 0+, il suo. Sarà un caso, che però p. Norberto rilegge dicendo “si vede che non era la mia ora”. E poi il trasporto in elicottero prima a Bangui e poi a Kampala, dove gli amputano il piede. E da li al Rizzoli di Bologna. E’ il quarto attentato che subisce. Nei primi tre rimane illeso: in uno la pallottola si conficca nel poggiatesta a un centimetro dalla nuca, nel secondo nel cambio della jeep, al terzo riesce a sfuggire agli attentatori. «Finché ne esci illeso, superi l’impatto. Ma quando ci lasci qualcosa, allora ti fai delle domande», dice p. Norberto. La voglia di “piedi in cammino” è ancora intatta, nonostante tutto. Ritornerà?, gli chiediamo. Lui sorride. E’ questa la domanda che deve ancora affrontare. La più difficile.