Milioni di morti, centinaia di guerre, dolore senza fine. In un mondo così, oggi chi può dire: “Basta!”? Chi lo vuole dire? C’è chi ha perso figli, fratelli, amici. Chi ha dovuto lasciare tutto per i giochi cinici dei potenti. La povera gente continua a pagare il prezzo più alto. Anche io di fronte a tutto questo ho sentimenti di rabbia, di dolore, arrivo a capire chi ha sete di vendetta. Ma chi ci guadagnerebbe? Ho scelto la pace e la non violenza perché l’unica speranza del nostro tempo è far emergere i buoni ebrei, i buoni cristiani, i buoni musulmani, i buoni di qualunque cultura, tradizione religiosa o laica. Forse è il tempo di imparare a scegliere la bontà che disarma e porta a riconoscere nell’uomo un fratello o almeno una persona da rispettare. La bontà è l’unica chiave per dialogare con l’uomo. I buoni non sono mai stranieri in nessuna parte del mondo, non sono estranei a nulla e a nessuno. Solo i buoni possono indicare una strada buona, soluzioni buone, economia buona, politica buona, potere buono a servizio del bene, confini buoni, regole buone. Possono essere il sale, possono trasfigurare il mondo perché sanno chiedere perdono a Dio e ai fratelli e accettarlo da Dio e dai fratelli. I buoni possono l’impossibile, possono desiderare che finalmente pace e giustizia abitino insieme, cementate dal perdono. È vitale che i buoni si riconoscano e si incontrino. I buoni possono dire la verità nella carità, scoprire ciò che unisce, apprezzare il buono degli altri e riconoscere che le divisioni di oggi arrivano da errori, mancanza di carità, incomprensioni, interessi e paure di ieri.
Vorrei un mondo dove chi ha trovato Dio sia rispettato nella sua coscienza allo stesso modo di quanti lo cercano senza trovarlo e di quanti non credono alla sua esistenza. Un mondo che non abbia paura di chi crede e non disprezzi chi non crede. Vorrei un mondo dove essere curato non è un privilegio, dove ogni bambino può giocare, sognare, studiare. Dove nessuno muore di fame, nessuno è fatto schiavo, nessuno soffre la brutalità della guerra. Un mondo in cui tutti godono degli stessi diritti umani universali, un mondo in pace.
Vorrei un mondo dove la diversità può trasformarsi in una ricchezza. Sogno veramente un mondo dove la moschea, la cattedrale, la sinagoga, la sede del partito, il centro culturale siano dei luoghi sacri, sacri per la vita.
Anche noi europei e occidentali per primi possiamo e dobbiamo cambiare se vogliamo un mondo più vivibile. Non so se tutta la libertà di cui godiamo è vera libertà. Non so se il cosiddetto mondo libero è veramente libero o non è piuttosto schiavo del consumismo, di un sempre più diffuso opportunismo politico, delle droghe, della prostituzione, di un individualismo sterile che sfocia nell’egoismo.
In questo tempo così carico di tensioni e di violenza dobbiamo aiutare la donna e l’uomo a ritrovare se stessi, a dare il meglio di sé; i bambini e i giovani a crescere liberi dai condizionamenti esasperati imposti dai modelli culturali, dalla povertà e dalla fame. Possiamo riscoprire la bellezza di vedere negli altri l’immagine di Dio che ci aiuta a crescere insieme e non contro, a togliere le parole odio, nemico, infedele. Per trovare finalmente il senso della nostra storia.