Cinque anni fa, il 24 maggio del 2015, Papa Francesco firmò la Laudato Si’. La seconda enciclica di Papa Francesco, scritta nel suo terzo anno di pontificato, sebbene porti la data del 24 maggio 2015, solennità di Pentecoste, è stata resa pubblica il 18 giugno successivo. Questa Enciclica, nella tradizione della Dottrina Sociale della Chiesa, fissa un nuovo paradigma per lo sviluppo umano integrale, dove sono riconosciuti i diritti di ogni persona umana in un pianeta che è la nostra casa comune, collegando indissolubilmente fenomeni precedentemente considerati prevalentemente a sé stanti, cogliendo le interconnessioni degli stessi, le causalità e soprattutto le responsabilità umane. L’approccio è quello seguito anche dall’educazione alla “mondialità”, spesso ridotta a semplice esercizio lessicale e non considerata quale ambito interdisciplinare a carattere olistico.
Questa enciclica ha dimostrato una grande vitalità e generatività sia all’interno della Chiesa che al suo esterno, facilitando la costruzione di percorsi condivisi con molte organizzazioni e istituzioni sinceramente preoccupate del bene comune, e del futuro dell’umanità e del pianeta. Per i cristiani, l’idea generale di conversione ecologica rappresenta un punto di riferimento ormai consolidato, che deve ancora probabilmente mostrare tutti i suoi effetti e le sue implicazioni. Non semplici. Soprattutto se rilette oggi.
Il nostro paese e tutto il pianeta stanno ora vivendo una situazione completamente nuova, imprevista anche se forse non del tutto imprevedibile. Si tratta in ogni caso di una situazione senza precedenti che ha dei risvolti assai complessi sotto il profilo della medicina e della scienza. Tutti noi ci chiediamo quali siano i progressi della ricerca per delle cure efficaci o per un vaccino; ma siamo ugualmente consapevoli che le implicazioni della pandemia COVID-19 vanno ben oltre l’ambito strettamente sanitario. Si pongono almeno tre questioni: esistono degli elementi sui quali è necessario riflettere circa l’arrivo e la diffusione di questa pandemia? Che effetti sta causando, e su chi? Quali conseguenze durevoli dobbiamo aspettarci da questo evento? Ma soprattutto la domanda che ci poniamo, profonda, è di senso.
In questa situazione cogliamo con particolare chiarezza il destino comune che tiene insieme le donne e gli uomini che popolano il pianeta; e ci chiediamo quale sarà il mondo delle generazioni che seguiranno. Siamo dunque preoccupati da quanto avviene nel nostro paese, ma siamo ugualmente preoccupati anche da quanto avviene in altri luoghi del mondo; e da quello che avviene cerchiamo di scorgere delle indicazioni, delle analogie con quello che è successo o succederà da noi. Esistono dei ‘segni dei tempi’ che dobbiamo cogliere, per porci di fronte a queste sfide da credenti e da cittadini?
Scritta ben prima della pandemia, la Laudato Si’ dice parole profetiche sul rischio delle eccessive diseguaglianze, sulla necessità di stabilire una nuova alleanza tra umanità e natura, sull’urgenza di riformare profondamente i principi alla base di una economia e una società che sembrano avere l’esclusione e lo scarto come conseguenza necessaria, sui riflessi di tutto ciò sulla pace a livello locale e globale. Occorre cogliere questi momenti come opportunità per sviluppare piste di riflessione su come la visione delineata dalla Dottrina Sociale, in particolare dalla Laudato Si’, ci può aiutare a costruire un futuro più giusto e rispettoso della dignità umana nel tempo del ‘dopo COVID19’.
Alcuni elementi preliminari ce li fornisce Papa Francesco:
Se abbiamo potuto imparare qualcosa in tutto questo tempo è che nessuno si salva da solo. Le frontiere cadono, i muri crollano e tutti i discorsi integralisti si dissolvono dinanzi a una presenza quasi impercettibile che manifesta la fragilità di cui siamo fatti. [..] Questo è il tempo propizio per trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, con il realismo che solo il Vangelo può offrirci […].
In questo tempo ci siamo resi conto dell’importanza “di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale” […]
Se agiamo come un solo popolo, persino di fronte alle altre epidemie che ci minacciano, possiamo ottenere un impatto reale. Saremo capaci di agire responsabilmente di fronte alla fame che patiscono tanti, sapendo che c’è cibo per tutti? Continueremo a guardare dall’altra parte con un silenzio complice dinanzi a quelle guerre alimentate da desideri di dominio e di potere? Saremo disposti a cambiare gli stili di vita che subissano tanti nella povertà, promuovendo e trovando il coraggio di condurre una vita più austera e umana che renda possibile una ripartizione equa delle risorse? Adotteremo, come comunità internazionale, le misure necessarie per frenare la devastazione dell’ambiente o continueremo a negare l’evidenza? La globalizzazione dell’indifferenza continuerà a minacciare e a tentare il nostro cammino… Che ci trovi con gli anticorpi necessari della giustizia, della carità e della solidarietà.”
Questa riflessione, tratta da un intervento scritto da Papa Francesco per la rivista spagnola Vida Nueva, ci aiuta a riflettere sulla situazione di fragilità che stiamo sperimentando, sulla necessità di andare oltre quello che viviamo nell’immediato, e sull’importanza di superare la nostra indifferenza e di trovare una dimensione di responsabilità comune per costruire un mondo più giusto. Uno sviluppo umano integrale. Per tutti, nessuno escluso. Questo è il primo impegno per ciascuno di noi. Laudato si’, per sempre.