Le pandemie dei virus, il cambiamento climatico, le crescenti disuguaglianze stanno erodendo il benessere di tutte e di tutti, a partire dalle persone più povere e scartate, rendendo il nostro mondo insicuro e insostenibile. Il piano di ripresa del governo italiano e a livello europeo sono una occasione unica per trasformare un sistema che esclude e distrugge la nostra casa comune.
Per fare questo è necessaria innanzitutto la coerenza delle politiche per una transizione giusta e di sistema. Questo è il tema che la FOCSIV con la rete italiana della Global Coalition Against Poverty ha affrontato nel rapporto “La coerenza delle politiche per affrontare il cambiamento climatico”, che è stato presentato il 10 settembre a Roma.
La pandemia Covid-19 mostra la necessità di uno sforzo di tutti nel perseguire una transizione di sistema. Un sistema che evidenzia tensioni tra diversi interessi e modelli di sviluppo: è possibile garantire una vera transizione ecologica se si continuano a fornire sussidi per le energie fossili? E’ possibile avviare un vero percorso di riduzione delle disuguaglianze se si mantiene un sistema economico che proprio nell’esistenza e nell’aggravamento delle disuguaglianze trova il proprio motore principale? E’ possibile arrestare la corsa verso il collasso ecologico, fatto di riscaldamento climatico e di riduzione della biodiversità, se continuano ad aumentare i consumi e lo spreco di risorse?
E’ per questo che assume particolare rilievo la questione della coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile: per perseguire un diritto fondamentale come la salute è necessario cambiare un sistema economico e finanziario insostenibile che, continuando a investire in modelli di produzione e consumo che degradano l’eco-sistema, è parte delle cause che hanno generato la stessa pandemia, e che continuano a generare quel cambiamento climatico che pregiudica fortemente la vita sul pianeta come la conosciamo.
L’Agenda 2030 con gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (sustainable development goals – SDGs) ha proposto di lavorare sulla coerenza delle politiche (policy coherence for sustainable development – PCSD). Vi è bisogno di capire di più cosa questo significhi. L’esperienza più avanzata, ancorché insufficiente, è quella della coerenza delle politiche per lo sviluppo (policy coherence for development – PCD) a livello di Unione europea. Si valuta se alcune politiche europee settoriali (come quelle commerciali, agricole, migratorie, ambientali) hanno effetti negativi sullo sviluppo dei paesi terzi, in modo da evitare che “quello che si dà con una mano – la cooperazione allo sviluppo – venga tolto con altre politiche – ad esempio il protezionismo commerciale europeo”. Ogni tre o quattro anni circa la Commissione europea con i paesi membri cerca di analizzare questi effetti per correggere il tiro. Questo approccio è però limitato. All’elenco delle politiche da verificare sarebbero da aggiungere quelle energetiche, in realtà asse fondamentale sia del problema climatico (fonti fossili) che della soluzione (attraverso lo sviluppo di capacità e autonomia nelle fonti rinnovabili e nel risparmio energetico anche nei paesi più vulnerabili).
Il passaggio dal PCD al PCSD allarga e approfondisce questo approccio con una visione universale e integrale. Si tratta di guardare al tema della coerenza con riferimento ad un orizzonte più ampio, che fa riferimento ai principi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e all’insieme dei 17 obiettivi; e in una prospettiva esigente per tutti i paesi, non solo per quelli più fragili e impoveriti. Si tratta di riconoscere che una prospettiva di sviluppo globale non può essere basata su una semplice convergenza dei sistemi economici o di welfare dei paesi più poveri verso l’orizzonte disegnato dai paesi più ricchi; ma che vi è una responsabilità comune, ma differenziata, su quanto avviene nel pianeta. Una prospettiva di questo tipo indica la necessità di identificare una dimensione di coerenza nelle politiche adottate in tutti i paesi, e con riferimento a tutte le politiche settoriali rilevanti, sia rivolte all’interno che all’esterno di ogni Paese: un approccio realmente olistico, dove ogni elemento è visto nella sua relazione con il contesto. Occorre analizzare con attenzione le interconnessioni, le inevitabili complessità.
Si tratta di una prospettiva impegnativa. Ed è necessario che si traduca in una presa in carico ‘operativa’ nella fase di formulazione ‘ex-ante’ delle politiche stesse; e non soltanto in un’analisi ‘ex-post’, quando è possibile fare ben poco per realizzare questa convergenza verso una prospettiva comune e sostenibile. Tutto questo richiede uno sforzo istituzionale in ciascun paese, anche in Italia, dove si presenta un orizzonte ancora fluido: la transizione dal CIPE al CIPESS; il ruolo della Cabina di Regia ‘Benessere Italia’ presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; gli sviluppi relativi al Forum per lo Sviluppo Sostenibile e il Gruppo di Lavoro 1 del Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo; la prevista convocazione di una Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
La coerenza è essenziale per andare oltre l’emergenza e guardare alle cause strutturali dell’insostenibilità. Il cambiamento climatico così come le pandemie nasce a causa del degrado degli ecosistemi e della ecosfera prodotto dall’intervento umano. Si rafforza quindi la necessità della trasformazione di un modello economico estrattivista ed energivoro, che consuma a un ritmo di gran lunga più veloce della capacità degli ecosistemi di rigenerarsi e altera gli equilibri fondamentali del pianeta che sostiene la civilizzazione umana.
La ripresa deve essere giusta e sostenibile, nel senso della equità sociale e intergenerazionale, dovrebbe fondarsi su una accelerazione (e non un rallentamento) delle riforme, come quelle indicate più avanti, sulla cui necessità ormai c’è già una diffusa consapevolezza, partendo dai principi del “non lasciare nessuno indietro” e dall’urgenza ecologica conclamata da numerosi Paesi. I capitoli del rapporto affrontano l’urgenza climatica incrociandola con diversi temi politici, indicando quali misure coerenti possono essere intraprese. I temi sono l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico, la necessità di accelerare la transizione giusta, la transizione agroecologica, la trasformazione verso una finanza sostenibile, il cambiamento del commercio e degli investimenti internazionali, la politica per la salute umana e ambientale, il disarmo e la conversione del complesso industriale militare.
Il Green Deal europeo, la nuova proposta di bilancio e il recovery plan vanno in parte in questa direzione ma sono necessarie misure più coraggiose e coerenti su questioni di fondo come il cambiamento climatico, la guerra, la finanza, il commercio e gli investimenti, la politica agricola comune, tutte le forme di disuguaglianze.
L’Italia è chiamata ad adottare queste misure con l’Europa, e a dotarsi al più presto di strumenti per misurare la coerenza. I prossimi appuntamenti possono essere occasioni per approfondire e accelerare questi cambiamenti.
Nel 2021 l’Italia con la Gran Bretagna guiderà i negoziati della COP26. Sarà un anno decisivo per un cambio di passo nell’affrontare i cambiamenti climatici. Un cambio sempre più urgente e che ha bisogno di impegni più ambiziosi ed effettivi. Non si può più tergiversare.
Nel 2021 l’Italia avrà la presidenza del G20 e potrà quindi avanzare proposte significative per un cambiamento realmente trasformativo, che colga le lezioni dal Covid-19 per promuovere un sistema di welfare e protezione universale sostenuto da una politica finanziaria e fiscale più equa e avanzata, capace di sostenere impegni ambiziosi sul cambiamento climatico.
Infine nel 2021 la revisione della strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile dovrebbe assumere le indicazioni del rapporto dando maggiore attenzione alla coerenza tra le politiche che perseguono gli obiettivi di sviluppo sostenibile, connettendo i diversi temi e le dimensioni interne ed esterne, affrontando dilemmi e opportunità.
Vi invitiamo quindi a scaricare il rapporto e a leggerlo con attenzione, non solo per conoscenza personale dei temi, ma anche per stare collegati con le iniziative che verranno lanciate nei prossimi mesi per partecipare alla COP dei giovani e alla COP26.