La prossima settimana sociale dei cattolici italiani, dedicata al tema Il pianeta che speriamo ambiente, lavoro, futuro #tuttoèconnesso si svolgerà a Taranto dal 21 al 24 ottobre e ha al suo centro temi decisivi su cui far crescere sempre più l’attenzione e l’impegno dell’intera comunità cristiana e di tutte le persone impegnate sul fronte della ricerca del bene comune. L’Instrumentum Laboris che rappresenta il testo di preparazione alla settimana pone all’attenzione nell’oggi, a partire dalla Laudato sì, la grande sfida dell’ecologia integrale e la visione di futuro ad essa congiunta ma anche i molteplici e intricati nodi da sciogliere nella concretezza di una prospettiva che valorizza le buone pratiche nello spirito della sussidiarietà e spinge a far crescere sempre più la solidarietà che nelle sue diverse forme si fa lotta alle disuguaglianze.
Tra i tanti aspetti decisivi da porre all’attenzione, in vista della prossima Settimana sociale, vorrei sottolineare il valore e l’importanza della crescita di una dimensione culturale nel senso di un impegno educativo qualificato e diffuso e di un impegno sociale/politico lucido e consapevole dell’importanza della posta in gioco (il futuro del pianeta dunque il futuro dell’umanità) al fine di combattere anche a questo livello le macroscopiche disuguaglianze che affliggono la vita delle persone e dei popoli sull’intera faccia della terra.
Provo a tradurre questa indicazione generale in tre punti.
In primo luogo tendere all’unità, quell’unità che nasce da una sintesi superiore e non da una semplice somma di interessi o di parti. “Al di là di tutto quella ecologica è una questione spirituale. All’origine dell’ecologia integrale c’è una visione in cui il bene comune si dilata sino ad abbracciare le persone e l’ambiente. Il bene è sempre un bene relazionale. Non può esistere un bene per me che sia nocivo per gli altri o la natura. Il criterio di riferimento che orienta la cura dell’ambiente e dello sviluppo umano è l’estensione della solidarietà al campo sociale e ambientale. Per questo occorrono punti di riferimento più grandi della pura tecnica applicata all’economia e all’ecologia”(Instrumentum laboris n. 17). Ecco un grandissimo compito che è per tutti : tendere ad unificare (non appiattire), fare unità tra i saperi, unità tra scuola e lavoro, tra questione sociale e questione ambientale, tra etica personale ed etica sociale, tra salvaguardia dell’ambiente e tutela del lavoro, tra teoria e prassi. Il compito è sempre più quello di promuovere processi di unificazione. Cogliere la questione ecologica come una questione spirituale non significa depotenziarne l’urgenza molto spesso drammatica, ma anzi al contrario assumerne l’assoluta centralità e l’assoluto rilievo e mirare appunto a trovare nuove sintesi, nuove possibilità di unità.
Ciò significa anche – ed è il secondo punto – imparare a pensare. Consentire a tutti di poter crescere per imparare a pensare in autonomia e libertà, a pensare in proprio, è un obiettivo decisivo laddove il pensiero non è il lusso di pochi ma, nella sua autenticità, è quello spazio di ricerca e di libertà che è un diritto di tutti. Imparare e pensare e a pensare insieme, perché questa è la modalità decisiva per la costruzione del futuro. Il pensiero vero non è uno sterile esercizio individualistico, ma una ricerca che è ascolto, confronto, interscambio, condivisione, presa di posizione, denuncia, testimonianza possibilmente non da soli. Pensare insieme su quanto ci sta più a cuore, laddove il pensiero è vita e non presa di distanza dalla vita. La responsabilità del pensare è sempre contemporaneamente responsabilità dell’agire. La Settimana sociale vorrebbe essere proprio questo : pensiero e vita, riflessioni ed esperienze, grandi orizzonti di attesa e di speranza e buone pratiche.
Tutto questo in particolare – ed è il terzo punto – nella relazione con il futuro e per le nuove generazioni. La cura del futuro è l’orizzonte di fondo della prossima Settimana sociale. Non si tratta di trascurare il presente. Anzi non c’è cura del futuro senza cura del presente. Si tratta piuttosto di un profondo cambio di mentalità da mettere in campo, si tratta di non far prevalere gli egoismi degli adulti e di tutti coloro che vivono situazioni di privilegio. “E’ il momento di superare l’idea che, per far progredire la società, sia sufficiente perseguire il proprio interesse senza preoccuparsi degli effetti diretti e indiretti sulle vite altrui e sull’ambiente circostante (Instrumentum laboris, 27).